Veritas et amor

Stemmi Episcopali

Mons. Adriano Caprioli


Così salutava la diocesi nella messa di ringraziamento il vescovo Adriano Caprioli: “La Chiesa di Reggio Emilia-Guastalla sta ora vivendo il momento importante del passaggio da un Vescovo a un altro. Cambiano i Vescovi, ma rimane unico il Grande Pastore della Chiesa, Cristo Gesù, di cui i Vescovi sono solo un sacramento.
Quello che io ho annunciato — la Parola di vita del Vangelo — verrà annunciato da un altro Vescovo, Massimo, al quale rinnovo il mio saluto, la mia preghiera, la mia gioia. Ma Cristo è lo stesso ieri, oggi, e sempre. Cambia il motto: Veritas et amor, quello del Vescovo emerito, Opus justitiae pax, quello del nuovo Vescovo. Diverse le vie, unica la meta: quella della Verità che si fa Amore, e quella della Giustizia che diventa Pace solo in Cristo“.
Passare dal Seminario, dagli studi e dall’insegnamento, dalla parrocchia pur grande di Legnano alla Cattedrale non era facile. “Tu non sai dove l’Eucaristia ti porta!”, mi ero detto al termine della Ordinazione episcopale in Duomo a Milano. Celebri la Prima Messa in un posto e poi non sai dove celebrerai 10 anni, 20 anni, 50 anni dopo! Ora lo so. Ogni Vescovo che lascia la sua terra è un po’ come Abramo. Sa che cosa lascia: la casa di suo padre, gli affetti familiari, le parrocchie di origine e di ministero, Ma, come Abramo parte per una terra sconosciuta, il Vescovo non sa niente della Diocesi a cui è mandato”.
Significativo il gesto della diocesi che in occasione dei 10 anni di episcopato ha voluto regalargli un nuovo anello: “Questo segno – come ci ricorda Gaudenzio di Brescia (sermo VIII) – è memoria del Signore Gesù che ama le anime credenti [e che] ha unito a sé come sposa la Chiesa proveniente dai gentili per darle l’anello del Suo sigillo.
Nell’anello tante linee partono da un solo punto, come dall’unica sorgente che è Cristo. Raffigurano i 4 fiumi del paradiso terrestre, luogo in cui Dio dialogava con gli uomini. Ma quel paradiso è prefigurazione del vero “luogo” in cui Dio dialoga con l’umanità: il Corpo di Cristo e quindi la Chiesa che ne è il “prolungamento” nel tempo e nello spazio.
I quattro fiumi dell’Eden alludono ai quattro Vangeli che irrigano la Chiesa e richiamano i fiumi Po, Secchia, Enza e Crostolo, che idealmente delimitano il territorio diocesano, che in questo contesto geografico è epifania dell’intera Chiesa di Cristo.
All’interno del quadrato segnato dai corsi d’acqua è la Croce, albero di vita. Il braccio orizzontale si tende verso l’alto, a sottolineare il ruolo del Vescovo che – novello Mosè – si pone quale sommo liturgo tra Cielo e terra. Tralci di vite si avvolgono attorno alla croce per ricordare che l’unità della Chiesa con il suo Pastore non è un elemento accessorio, ma indispensabile.
Ad un tempo quest’albero piantato vicino ad un fiume si nutre dell’umidità feconda della riva: è infatti alla S. Scrittura che il Vescovo attinge per alimentare la sua Chiesa con la Parola”.
 

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